To be or to look like to be ? ° Essere o apparire un essere? (ita - Eng)

Early Morning

La mattina mi sveglio tra le 5 e le 6. Questo è quello che provo a fare, quasi sempre.

La mattina è un rituale importante, è piena di rituali, dal piede fuori dal letto, alla pratica.

Mi piace il silenzio, mi piace non parlare. Posso ascoltare la musica del mondo prima che noi, tutti noi, si inizi a fare rumore. . . .

E facciamo cosi tanto rumore, dalla voce ai pensieri, che non siamo più capaci di sentire quello che il mondo ha da dirci.

Pratico, medito, piango, rido. Il silenzio è già cosi pieno. .

Later on. . . 

Mi piace fare sport, molto sport. Meglio se all aperto, meglio se coinvolge animali, montagna, mare. . .

Però seguo un corso online di una incredibile allenatrice americana, che faccio in casa. Pesi alle caviglie, pesi alle mani, sedie, materassini, un flow che ti lascia sudato e con la sensazione addosso di aver risvegliato il super eroe che c’è in te.

La musica con cui ci si allena in questo tipo di routine è alta, alienante e Tamarra: ha totalmente il suo perchè. La amo. Amo tutto di Tracy Anderson Method.

Recentemente mi è capitato di condividere gli spazi di vita per qualche giorno con mia madre, la quale si è sorpresa del fatto che, “la mattina pratichi Yoga e Meditazione e sei maniaca del silenzio, e poi ti spari questa roba nelle orecchie per saltare come un indemoniata”.

Considero mia madre una donna moderna e intelligente, ma forse, mi sono detta, il gap generazionale e la mia esperienza di vita iniziano ad essere troppo ampi. . . .

Per quale motivo una cosa dovrebbe escludere l’altra?

Più tardi quello stesso giorno. . . .

Leggo l estratto di un libro inedito di una Life Coach che conosco, che vive a Bali . . . una ragazza in gamba, piena di energia, unica nel suo genere.

Il suo metodo coi clienti e il suo playbook si basa tutto sulla esperienza di vita che l’ha portata da vivere prigioniera di attacchi di panico nella metro di Londra, ad una vita apparentemente libera, felice, piena di amici, senso di sicurezza in se stessa, confidenza col proprio corpo e con le proprie finanze. Vederla e sentirla parlare mi mette di buon umore e sono genuinamente felice per la relazione che ha instaurato con l Universo e con la capacità di manifestare i propri desideri: il segreto per farlo consiste nella capacità di essere chiari con entrambi, l’Universo e se stessi.

Parlava del tempo in cui si logorava nella propria infelicità e di come fosse prigioniera dell immagine che alcune donne sui social rimandassero.

“….mi chiedevo perchè loro fossero felici, ricche, con un lavoro che rappresentava la propria missione nella vita, tanti amici, un corpo stupendo, un compagno incredibile accanto. . . - …. fino a che anche io sono finalmente riuscita a diventare quella donna."

Visualizzare i propri obiettivi, saperli sentire emotivamente, quasi parlare con la / il nostro io del futuro, sono alcune delle chiavi per manifestare qualsiasi realtà che meglio si allinea con la nostra vera essenza. .

….però, di nuovo, quella domanda: essere nel pieno del mio personale potere manifesto, significa per forza apparire come da descrizione sopra?

Uno dei miei insegnanti lo ripete sempre citando uno degli ultimi discendenti di Yogananda: “Un vero Yogi è colui che visto da fuori, non vestirà mai come uno Yogi”.

Variazioni modernizzate del tema?

Lo dice Al Pacino in “L’Avvocato del Diavolo” - “… usa sempre la metro… anche se sei bravo, ricco, non se ne devono accorgere che arrivi, sarebbe una gaffe amico mio.. .”

Lo dice il Maestro Yoda, StarWars, L’impero colpisce ancora” - “Dalla mia taglia mi giudicasti, non è vero?”

Lo dice il Merovingio, in The Matrix (giusto per non citare l’ovvio…) -”E’ ammirevole quanto sia simile nell essere umano il modello dell’Amore al modello del malsano”.

Amo il cinema, potremmo andare avanti per battute e battute. . . ma il punto è questo, semplice, diretto e doloroso, cosi attuale in questo momento storico: quanto ancora possiamo pensare di continuare a sostituire l effettiva essenza con il tentativo di vestirci con gli abiti di quella stessa essenza?

Per quanto ancora vogliamo scegliere di sprecare tempo nell’esercizio mentale di etichettare personalità, lavori dei sogni, ruoli, caratteri, razze, relazioni, attraverso colori, tessuti, conti in banca, tipo di abbigliamento, lingua parlata, scelte alimentari, luogo di nascita o di residenza. . . scelte di credo, attività.

Non credo che tutto vada bene per tutti.

E non credo che non etichettare significhi ignorare o far finta di non vedere quello che accade intorno. Non significa ignorare la sofferenza altrui, essere preoccupati per qualcuno che si ama, o restare sordi alle richieste di aiuto. Non credo che significhi disinteresse, o impossibilità di confronto su temi in cui possiamo avere opinioni divergenti.

Credo significhi essere consci di chi siamo, di cosa è meglio per noi, e che questo ci regali una tranquillità interiore che nessuna opinione diversa riesce a far traballare.

Litighiamo, critichiamo, ci chiudiamo, perchè quello che abbiamo di fronte ci mette a disagio: intimamente ci fa sentire non al sicuro. Sentiamo la necessità di criticare, imitare, etichettare, giudicare, fino ad essere in qualche modo ossessionati, da quello che riflette in noi un esperienza di mancanza, fallimento, difetto. . . qualcosa che non abbiamo e dovremmo avere allora si che sapremmo essere felici.

Questo è IL segnale che il problema non sta affatto di fronte a noi sotto forma di persona, profilo social, razza, ruolo, ricoperto dal altro.

La falla sta nell idea che qualcosa in NOI MANCHI.

Non ci manca nulla.

Siamo completi.

Nessuno è responsabile delle tue emozioni, felicità, infelicità.

Incontriamo eventi, persone e punti di intersezione che fanno parte di questo risveglio e, naturalmente, non è sempre un piacere.

Dobbiamo solo imparare a ricordare chi siamo.


Early morning  

In the morning, I wake up between 5 and 6.

It is what I try to do, almost always.

The morning is an important ritual; it is full of routines, from the foot out of bed, to practice.

I like silence; I wish not to speak. I can listen to the music of the world before we, all of us, will start making noise. . . . And we, human beings we make so much noise, from voice to thoughts, that we are no longer able to hear what the world has to say to us.

I practice, meditate, cry, laugh within me.

The silence is already so full. .

Later

I like doing sports. . a lot of sport. Better if it happens in nature, better if it involves animals, mountains, sea. . . But it is not always an option, especially for a nomad like me, so that I started to follow an online course of an incredible American coach.

I use to practice it at home: ankle weights, hand weights, chairs, mattresses, a flow that leaves you sweaty and with the feeling of being on average awakened the superhero in you.

The music with which you train in this type of routine is high, alienating and quite tuff: it also makes complete sense.

I love it, and I love everything about the Tracy Anderson Method.

Recently I had to share the living spaces for a few days with my mother, who is surprised that, “in the morning you practice Yoga and Meditation and you are a maniac of silence, and then you shoot this stuff in your ears to jump like a demon “.

I consider my mother a modern and intelligent woman so perhaps, I said to myself, the generational gap and my life experience offered to be too broad. . . .

But this question came naturally up to mind: Why would one thing exclude the other?

Yoga and wild 90s funny, powerful, top models training?

Later that same day. . . .

I read the extract from an unpublished book of a Life Coach that I know, who lives in Bali. . . a girl in the leg, full of energy, totally unique.

Her method with customers and her playbook are based on all the experience of living captive by panic attacks in the London underground, to a free, happy, fulfilled, full of friends, confidence in her own body and her finances, kind of life.

Seeing and hearing her speaks makes me happy.

I am happy for the relationship she has established with the universe and with the ability to express her desires: the secret to doing it is in the ability to be clear with both, the universe and yourself about what you want.

She talked about the time when she was worn out in her unhappiness and how she was a prisoner of the image that some women on social media postponed. “…. I wondered why they were happy, prosperous, with a job that represented their mission in life, many friends, a fantastic body, an incredible partner next to them. . . - ... until I too finally managed to become that woman.”

You need your own goals, knowing how to feel them emotionally, almost talking to your future self: these are some of the keys to manifesting any reality that best aligns with our true essence. … .

But, again, that question: does being amid my power of manifest necessarily means appearing as described above?

My teachers love to quote one of the last descendants of Yogananda: “A true yogi is one who, seen from outside, will never dress like a Yogi”.

Modernized variations of the theme?

Al Pacino in “The Devil’s Advocate” says - “... always use the metro ... even if you are good, rich, they won’t notice when you re coming, it would be a gaffe, my friend ...”

Master Yoda in StarWars, The empire strikes again “, said-” Judge me by my size, do you? “

Merovingian in The Matrix, said - “It is remarkable how similar the pattern of love is to the pattern of insanity..”

I love the cinema that we could keep going on and on and on. . . but the point is simple, direct, painful, and also so much actual during this historical moment: how much longer can we keep replacing the essence with the attempt to dress in the clothes of that same essence?

How much we want to keep wasting time in the mental exercise of labelling personalities, dream jobs, roles, characters, races, relationships, through colours, fabrics, bank accounts, type of clothing, spoken language, food choices, place of birth or residence. . . creed choices, activities.

I don’t think everything is just fine for everyone.

And I don’t think not labelling means ignoring or pretending not to see what’s going on around you.

It does not mean ignoring the suffering of others, being concerned about someone you love or being deaf to requests for help.

I don’t think it means disinterest or to be unable for a healthy confrontation on issues where we can have divergent opinions.

I think it means being aware of who we are, what is best for us, and that this gives us inner peace, stillness and tranquillity that no different opinion can shake.

We fight, criticize, close up, because what we are facing makes us uncomfortable: intimately makes us feel unsafe.

We feel the need to criticize, imitate, label, judge, to the point of being obsessed in some way, with what reflects in us an experience of lack, failure, and missing of something. . . something that we don’t have and we should have then that we would know how to be happy.

It is THE signal that the problem is not facing us in the form of a person, social profile, race, role.

The flaw lies in the idea that something is missing from us.

We don’t miss anything.

We are whole.

Nobody is responsible for your emotions, happiness, unhappiness.

We have events and meetings and crossing point that are part of this awakening, and of course, it is not always a pleasure.

But, we just have to learn to remember who we are.

sara levi